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Si a Vita mij

Di Stefania Miniati, adolescente dello SPESCLUB


Molto spesso delle persone mi hanno detto “wa si a vita mij”, ma lo pensano davvero?

E quando lo dicono, cosa intendono? Per cosa lo dicono, cosa motiva quel “si a vita mij”?

E se poi per una sciocchezza ti si rivoltano contro, di quel “si a vita mij” cosa rimane?

Dove finisce? Cosa diventa? Perché le persone usano parole così profonde e significative, per poi buttarle via, nel vento, senza accorgersi di quanto male fanno?

Se si rendessero conto di quanto è magnifico amare qualcuno a tal punto da diventarne la vita, di essere considerati talmente importanti, allora non sprecherebbero tali parole.

L’essere amati è una coccola, un affetto di cui molti hanno il privilegio di possedere, anche se altri non sono così fortunati, ma amare è un’arte che solo gli artisti della vita sanno sfruttare. In questo mondo ci sono molti ruoli, titoli che molti pretendono di avere per “diritto”, ma che in realtà si guadagnano duramente mostrando la propria anima e vulnerabilità a chi si ama. Chi, invece, nasce con questi “ruoli” ha diversi modi per reagire: confusione; rabbia; indifferenza, oppure, dare il massimo e dedicare tutti se stessi nelle cose più belle che la vita ci offre.


Pensare di nascere, ritrovarsi già adulti, crescendo in fretta e ritrovarsi così dall’andare a scuola e giocare con gli amici, al diventare genitore. Essere mamma o papà non è scontato, non è solo un titolo che si dà ad un uomo o una donna perché hanno concepito al mondo un bambino, ma è perché l’hanno cresciuto, l’hanno amato e lo amano ancora, perché l’indirizzano verso la via della vita, e nessuno ci dice che stiano facendo un buon lavoro o meno, ma almeno hanno ottenuto il “diritto” di essere chiamati “mamma e papà”, di essere diventati la vita di qualcuno.


Oppure un fratello o una sorella maggiore, nascono e all’improvviso si ritrovano per caso uno fratellino o una sorellina, a chi ci si affeziona più di altri (cosa inevitabile), ad avere un compagno di giochi, un migliore amico, diventare un punto di riferimento per quei segreti e confidenze di cui solo loro potrebbero capire.

Il diventare zia/zio, nascere già avendo dei nipoti più grandi di te e di iniziare ad averne altri nel percorso della vita, guardarli crescere, essere i loro confidenti, osare di definirsi le loro “ancore di salvezza” nei momenti bui della loro crescita, quella sensazione di orgoglio quando osservi il loro cammino.


Non c’è cosa più bella al mondo dell’amare  qualcuno, non esiste cosa migliore di dedicare la propria vita all’amore, e non solo in senso familiare o romantico, ma anche il voler bene ad un amico, un partner, un collega di lavoro, i propri studenti o anche un animale domestico (perché no?).

Quella sensazione di dover proteggerli dall’infamità del mondo, insegnargli a difendersi dalla crudeltà della gente che usa il potere delle parole in modo sbagliato, il poter morire per loro se i casi estremi del destino lo richiedono. Perché la famiglia non si limita ai legami di sangue, perché l’amore non si limita solo al sesso e al riprodursi, perché l’amicizia è molto più di avere qualcosa in comune e fare qualche uscita.


Questo significa “si a vita mij”, il dedicarsi all’altro, amare, aiutare il prossimo, proteggersi a vicenda, perché non c’è cosa più bella della vita, così come non c’è cosa più bella dell’amore. Le due sono forze che si equivalgono, sono un tutt’uno con l’altro ed è un concetto di equilibrio scritto nelle stelle del firmamento dall’origine di tutto, poiché noi siamo nati per amare e possiamo farlo solo vivendo.



4 Comments

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Lucia De Liberato
Mar 27, 2024

Orgogliosa di quello che sei A VITA MIijjj

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Valeria Brancato
Feb 09, 2024

stupendo….grande Stefy ❤️

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Martina  Tarantino
Martina Tarantino
Feb 09, 2024

Top Stefy, grande...❤️

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patty milone
Feb 09, 2024

grande stefy, siamo con te!!!

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