La mia vita e la mia rinascita...
- Tina Migliaccio
- 8 apr 2024
- Tempo di lettura: 6 min
Di Eduardo Migliaccio. Papà dello SPES CLUB
Voglio partire da un momento in particolare della mia vita.
Finito le scuole medie mi iscrissi ad un istituto tecnico commerciale dove mi sono diplomato e ho conosciuto la mia prima cotta, diplomandomi divenni un geometra.
Mi piaceva tanto fare il geometra da cantiere non quello di ufficio perché mi ritengo uno spirito libero. Dopo tante delusioni avute con amici ho deciso di camminare da solo uscendo dal branco come un lupo solitario e ho sentito di aver fatto la scelta giusta. Infatti oggi tutti i miei amici o sono stati uccisi dalla camorra o fanno uso di droghe o sono in carcere con condanne altissime. Essendo uno spirito libero non potevo mai trovarmi in quelle situazioni: farmi comandare dalla camorra, chiudermi nella droga o addirittura mettermi chiuso in quattro mura.
Dopo il diploma volevo iniziare un tirocinio per abilitarmi e lavorare così in qualche studio; Tutto questo però non si è mai realizzato perché il mio papà ebbe un ictus e quindi per questo serviva un aiuto in famiglia. Così decisi di imparare un mestiere con cartongesso e pittura, prendevo 20000 mila lire e man mano stavo imparando sempre di più. Con l’uscita dell’euro il mio capo mi dava 10 euro al giorno, troppo poco per la mia bravura. Decisi di abbandonarlo e trovai un’altra persona con la quale crescevo sia lavorativamente sia come paga che aumentava sempre di più. Un giorno mi arrivò una cartolina per fare il servizio di leva. Andai a fare la visita medica, ero idoneo quindi potevo partire, ma parlando con un ufficiale in caserma mi disse che potevo fare un concorso nell’arma dei carabinieri essendo allora l’esercito italiano. Avendo un diploma feci il concorso come sottoufficiale. Nel frattempo che aspettavo la cartolina continuavo a lavorare. Inizia a viaggiare a Cannes, Nizza, bei posti da visitare e li consiglio a tutti voi. Al ritorno dalla Francia, con i soldi che avevo guadagnato, mi presi la patente ed un motorino. Proprio quando avevo perso le speranze per l’arma vennero i carabinieri a casa per portarmi la lettera e il biglietto del treno per Fossano (Cuneo). C’è una cosa che mi fa sorridere in quanto essendo nato e cresciuto casa cresciuto al rione dei Gasperi dove la camorra regnava, quando incontravano a mamma Titina le chiedevano cosa mi fosse successo e mamma forse per paura rispondeva niente, una vecchia cosa per non dire del mio sogno di entrare nell’arma. Io non stavo nei panni per questa nuova avventura, però pensavo alla mia famiglia.
Decisi di partire senza soldi perché alla mia famiglia gli servivano per curare mio padre e anche per mangiare, anche perché mio fratello e mia sorella erano molto più piccoli di me e non potevano lavorare. Arrivato in caserma facevo: attività fisica, poligono e scuola tutte le mattine, sentivo un nodo alla gola perché mi mancava molto la mia famiglia. A fine scuola, terminai gli studi con 84 su 100. Eravamo 1500 allievi in caserma ma solo 500 erano i posti effettivi, le selezioni vennero fatte in base alle raccomandazioni ma, nonostante ciò, ero contento per dove ero arrivato con le mie forze e capacità.
Tornai a casa con un po’ di rammarico ma visto che mi ritengo uno che non demorde e non si arrende molto facilmente. Iniziai di nuovo a lavorare e fortunatamente il mio mestiere mi piaceva e mi piace tutt’ora ed è così che trascorrevo le mie giornate. Nell’anno 2006 conobbi mia moglie dove dalla nostra unione sono nati tre diamanti, Tina che ad oggi ha 15 anni, Nancy 12 anni e Marta nove anni. Queste ragazze fino ad oggi mi hanno dato tante soddisfazioni. La nostra è una famiglia tipica italiana con un reddito medio basso ma non ci siamo mai lamentati. Però di una cosa ne sono certo che facciamo parte tutti della stessa barca e remiamo tutti nella stessa direzione. Nel 2014 mi è capitata una disgrazia molto brutta persi mia mamma a soli 56 anni. Ho impiegato tanto tempo per riprendermi ma poi la mia vita è continuata e sono andato avanti per mia moglie e grazie alle mie figlie.
INIZIO DELLA MIA MALATTIA
Nel periodo della cosiddetta pandemia (COVID 19) per lavorare mi trovai costretto a vaccinarmi ed ho iniziato a sentirmi debole fisicamente. Nonostante ciò, continuavo a lavorare prendendo degli antinfiammatori. Era il 12 giugno del 2022 un sabato sera andammo al cinema, non mi sentivo bene ma non dissi niente a mia moglie e alle mie figlie per non farle preoccupare. Arrivato a casa non riuscivo a respirare così abbiamo chiamato l’ambulanza che mi portò all’ospedale e lì mi diagnosticarono la “la legionella” ; questa malattia era conosciuta 50 anni fa dove un gruppo di quattro turisti americani vennero a Napoli per una visita guidata e li trovarono tutti morti nella stanza di un albergo. La legionella è una malattia che attacca le vie respiratorie e infatti nel mio caso mi hanno dovuto tagliare un polmone. I dottori mi hanno ripreso dall’accaduto e tornai a casa dopo 15 giorni di degenza. Torno al lavoro poco prima delle ferie e fin lì tutto bene. Feci una vacanza con la mia famiglia e subito dopo tornai a lavoro però solo per poco perché dovetti ritornare in ospedale dove mi diagnosticarono la “ sepsi” (viene attaccato da un germe e spesso di difficile gestione nei casi più gravi può portare alla morte). Avendo avuto la legionella le difese immunitarie le avevo basse e subito mi colpì questa infezione. La sintomatologia può variare in base al tipo di germe. Si presenta con febbre e brividi molto forti aumentano gli indici infiammatori e complicando il quadro clinico compaiono ipotensione, tachicardia , ipo ossigenazione periferica e anomalia della coagulazione. La terapia precoce con antibiotici è essenziale per ridurre la mortalità. Questo virus colpisce organi come cuore, fegato e milza. Dopo aver assunto gli antibiotici ospedalieri che erano molto pesanti, credendo che stavo andando bene, presi la setticemia. Iniziai così un altro calvario dove sentivo che non riuscivo a risalire e trovare così la mia dimensione. Mi sentivo ormai alla fine dei miei giorni, l’unico sollievo erano le preghiere e le visite che mi veniva a fare il mio padre spirituale Don Modesto Bravaccino . Sono stato ricoverato tutto il mese di agosto all’ospedale villa Betania, dopo tante consulenze anche i dottori alzarono le mani non sapendo cosa fare più . I primi di settembre mi trasferirono all’ ospedale secondo Policlinico, reparto infettivo dove lì iniziai tutto da capo tra prelievi tac e altre indagini ospedaliere. Finalmente il mio corpo rispondeva alle cure. A metà settembre mi hanno dimesso e avendo formato le pieghe da decubito sotto i talloni non riuscivo a camminare e stavo a letto con pannolone e catetere.

LA RIPRESA
Un giorno mi svegliai dopo una nottata di pianto chiamai un infermiere privato che mi fece togliere il catetere e il pannolone volevo riprendermi perché vedevo le mie figlie e mia moglie che stavo molto male. Quando iniziai ad alzarmi sono caduto tantissime volte perché perdevo l’equilibrio e i muscoli erano collassati. Chiamai un terapista privato un po’ con i suoi passaggi e la mia forza di vivere riuscii a mettermi in piedi. Quando tutto sembrava essere tornato alla normalità ebbi una trombosi venosa profonda (si formarono dei crateri dov’è fuoriusciva pus e sangue), quindi dovetti ritornare con le grucce, facevo medicazioni ospedaliere e ritornai nuovamente a mettermi a letto. Il dolore era allucinante ma sempre con medicinali e forza di reagire sono quasi guarito. Essendo una persona molto credente in Gesù gli chiesi: “perché tutto questo?” Mi diedi una risposta: Lui per salvarci ha portato la croce, molto pesante e ha voluto che la portassi anch’io, ma infondo è stato Lui che mi ha salvato. Il virus mi ha lesionato il fegato e per questo ho dovuto mettermi in lista trapianti dove non è facile entrare . Feci delle visite per vedere tutti i valori, inizialmente uscivano tutti sballati specialmente il meld, un valore che se supera i 15 entri in lista(io ce li avevo sempre a 22 ) cosa preoccupante perché parlando con i dottori mi spiegavano tutto sul trapianto e vi assicuro non è una passeggiata. L’operazione dura dalle otto alle 12 ore dopodiché un mese in sala intensiva intubato e sedato per vedere se c’è il rigetto dopodiché tre mesi in stanza sterile e nel mentre io pensavo: CE LA FARO’???
La bella notizia arrivò prima di Natale 2023 il meld era sceso a 12 quindi uscii fuori dalla lista dei trapianti, il che significa che l’organo si sta rigenerando. Le ferite della trombosi si sono rimarginate lasciando delle cicatrici (porto la calza elastica, che va cambiata periodicamente). Un’altra pagina della mia vita che mi ha segnato molto e mi ha fatto imparare tante cose è la Spes che ancora oggi frequento insieme alle mie figlie. Per me abbiamo trovato un posto sicuro. I primi di dicembre 2023 ho iniziato a lavorare perché mi sono ripreso al 90%. Purtroppo, faccio ancora fatica sul lavoro, ma credo in me e sono sicuro che mi riprenderò. Sono ancora molto giovane e poi devo esserci per le mie figlie perché credo che la figura paterna sia per loro importante. Un mio ultimo pensiero è di non giudicare mai nessuno se non hai camminato con le sue stesse scarpe. Anche se qualcuno vi giudica voi non vi arrabbiate ma anzi giocateci sopra e non pensateli. Ricordatevi sempre che la vita è fatta di alti e bassi ma una cosa la posso dire, non perdere mai la speranza e la fede nel nostro Signore!
Un ringraziamento particolare va agli educatori (Fatima, Alessandra, Giacinta, Francesco) per essere stati sempre vicino ai miei figli, al direttore Paolo e la moglie Amalia al mega direttore Luca. Ringrazio con tutto il mio cuore Padre Modesto per la sua presenza nel bene nel male! Grazie
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